Musicista polistrumentista, autore, compositore e produttore Massimo Giangrande è stato capace, nel corso della sua produzione artistica, di muoversi con stile ed originalità all’interno dei diversi linguaggi musicali, spaziando in territori che vanno dal songwriting, alla musica elettronica fino alla colonna sonora. Inizia la sua carriera negli anni novanta nella fucina artistico-musicale tra più note della capitale, quella de “Il Locale”, dove si esibisce regolarmente con la band indie-rock Punch & Judy. Da lì viene notato per le sue doti di abile musicista e compositore, iniziando così la sua collaborazione come turnista e produttore a fianco di numerosi artisti della scena musicale di quel periodo. Nel 2005 partecipa alla realizzazione del progetto musicale Collettivo Angelo Mai di cui è parte attiva ed ideatore artistico insieme al cantautore Pino Marino e il pianista Andrea Pesce. Dopo l’esperienza all’interno dello spazio occupato nel quartiere Monti della capitale inizia un periodo di soggiorno in Francia dove produce alcuni dischi per la cantante francosenegalese Awa Ly dando inizio ad una serie di concerti che toccheranno le principali città europee. Nel corso degli anni ha collaborato a fianco a nomi di spicco del panorama italiano ed internazionale: (Daniele Silvestri, Niccolò Fabi, Paolo Benvegnù, Lara Martelli, Collettivo Angelo Mai, AwaLy, Greg Cohen, Vincent Segall, Tuck& Patty,…). I suoi lavori Apnea del 2008 e Directions del 2013 lo hanno visto impegnato in numerosi concerti in Italia e all’estero e sono stati considerati dalla critica tra i lavori più interessanti realizzati negli ultimi anni.
A Marzo del 2018 è prevista l’uscita del suo terzo album in studio “Beauty at closing time”, realizzato insieme al produttore Daniele Tortora (già Afterhours, Daniele Silvestri, Diodato…), che sarà disponibile su digitale e CD audio da Alter Music.
Massimo Giangrande: chitarra acustica/elettrica e voce
Angelo Santisi: violoncello
Andrea Biagioli: piano-rhodes
Ho commesso un sogno che suona più o meno così”, questa è la frase che meglio riassume l’ascolto di Beauty at closing Time, l’ultimo album del musicista e songwriter Massimo Giangrande. Dopo una pausa dal suo progetto solista, periodo che lo ha visto dar vita al duo elettronico Antiphone, lavorare alla produzione del disco d’esordio della cantante francese Awa Ly ed impegnato in una serie di concerti in Italia ed Europa, Giangrande torna sulle scene con quello che sembra essere senza dubbio il lavoro più maturo e consapevole della sua carriera.
Il disco, frutto della preziosa collaborazione con il produttore Daniele Tortora ( Daniele Silvestri, Afterhours, Diodato, Luminal…) già dal titolo sembra ispirare la nuova tappa di un viaggio alla ricerca della bellezza, intesa come l’inevitabile e doveroso gesto rivoluzionario dell’uomo. Una bellezza che rifugge il senso estetico e consolatorio del dolore e che trova in musica un suono profondo ed evocativo.
Le 11 tracce che compongono il disco, tutto in inglese e registrato per gran parte in presa diretta, appaiono stavolta più minimali. Giocano con gli elementi essenziali della canzone che tra gli echi del folk più ispirato come in Under the skin e del blues più ruvido di Soul to lose, trascinano l’ascoltatore in una narrazione sonora emozionale e visionaria che va oltre la forma. Le immagini sembrano scaturire da un unico sogno che vive il suo magico equilibrio tra la vita e le trame dell’anima più remota. L’uscita dell’album è accompagnata dal videoclip del brano Free to roam per la regia di Gianluca Maruotti, interamente girato in animazione con la suggestiva tecnica dello stop-motion.
Le traiettorie melodiche cristalline e sorprendenti unite al tappeto sonoro tessuto come per magia dal violoncello di Angelo Santisi, il piano rhodes di Andrea Biagioli e le percussioni Fabio Rondanini rendono questo, un album dall’ampio respiro internazionale, capace di confrontarsi senza timori reverenziali con le attuali produzioni del panorama musicale. Un disco che sa attraversare il tempo, che affascina e commuove.
“Ho immaginato questo disco come un libro raccontato attraverso la sua musica; da leggere e intimamente decifrare ascolto dopo ascolto, e poi ancora”.